Ultimi posti per prenotare gli itinerari di architettura milanese del 16 Giugno!
Gli Itinerari di architettura milanese organizzati con continuità dal
2003 dall’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e
Conservatori della Provincia di Milano costituiscono nel loro insieme
un'attività particolarmente riferita alla promozione della conoscenza
dell’architettura moderna milanese. Un più approfondito rapporto con le
forme dell’architettura e della città può infatti svilupparsi attraverso
il progressivo affinamento di capacità di osservazione che uno sguardo
disciplinare può promuovere, non solo presso gli architetti, ma più in
generale nei confronti della società, al fine di evidenziare il valore
fondamentalmente collettivo dell'architettura.
Ritratti dal professionismo milaneseSabato 16 giugno 2012Piero BottoniA cura di Giancarlo Consonni e Graziella TononValenza
urbanistica dei progetti architettonici e valenza architettonica dei
progetti urbanistici sono due costanti nel lavoro di Piero Bottoni.
Quando poi si dedica al disegno urbano, come nel QT8, Bottoni anticipa i
tempi immettendo, con il Monte Stella l'invenzione del paesaggio nel
progetto di città. Un'altra costante è l'attenzione all'armatura
relazionale della città: gli spazi aperti pubblici. Ogni suo organismo
architettonico sa dialogare con la strada, confermandola e insieme
mostrandone possibili evoluzioni. Facendo del tema della "strada vitale"
il cardine del suo lavoro di architetto e di urbanista, egli supera
così talune semplificazioni razionaliste anticipando le proposte che
Jane Jacobs esporrà nel 1961 in The Death and Life of Great American
Cities.
Giovanni MuzioA cura di Annegret BurgGiovanni
Muzio (1893-1982) è stato un importante protagonista dell'architettura e
dell'urbanistica Milanese. Negli anni Venti partecipa al "Novecento
Milanese" sia nel gruppo artistico intorno a Margherita Sarfatti, sia in
quello architettonico. Fonda con Giuseppe de Finetti, Gio Ponti e altri
il "Club degli Architetti Urbanisti", che studia lo sviluppo della
città e dell'architettura cercando una mediazione tra modernità e
tradizione. La sua prima opera, la Ca' Brütta, diventa il manifesto del
movimento e le opere che seguono dimostrano le tappe del percorso
architettonico del gruppo: dalla negazione di decorazioni accademiche,
attraverso un gusto raffinato e metafisico, fino alle strutture moderne
con facciate di klinker come interpretazione contemporanea della cultura
lombarda del mattone. Con una enorme produttività architettonica, le
sue realizzazioni danno una notevole impronta alla città di Milano tra
gli anni Venti e Quaranta.
Piero PortaluppiA cura di Stefano PoliPiero
Portaluppi (1888-1967) architetto, docente e poi preside della Facoltà
di Architettura del Politecnico di Milano, fumettista brillante e
raffinato disegnatore, ha legato indissolubilmente la sua attività a
Milano, dove ha costruito numerose e inconfondibili architetture che
testimoniano un gusto personale e al contempo aperto a molteplici
influenze. Attraversando le stagioni dell'architettura italiana ed
europea dagli anni Venti sino agli anni Sessanta, gli edifici milanesi
scelti per l'itinerario rappresentano un saggio delle qualità
stilistiche e costruttive che Portaluppi, grazie a un'aggiornata cultura
figurativa e disciplinare aperta alle novità come legata alla
tradizione, ha saputo intrecciare a personalissime calligrafie
linguistiche, leggere e ironiche, sostenute da una curiosità vigile e
tuttavia inscindibili da un senso pragmatico della professione.
Figini e PolliniA cura di Giacomo PolinLo
studio milanese di Luigi Figini e Gino Pollini ha iniziato la sua
attività dalla fine degli anni Venti, attraversando un cinquantennio di
storia dell'architettura italiana. La loro attività si è svolta
prevalentemente tra Milano e Ivrea, dove per Adriano Olivetti hanno
costruito numerosi edifici. A Milano hanno lasciato tracce continue e
durature del loro lavoro: una collezione di edifici diversi per
destinazione, ubicazione e dimensione uniti però dalla stessa volontà di
metodo, in equilibrio tra ortodossia del Movimento Moderno e
sensibilità storicista. Riconsiderare oggi le opere milanesi di Figini e
Pollini ha un duplice significato: retrospettivo, di analisi delle
condizioni storiche in cui si trovavano a operare tra fascismo,
ricostruzione, e boom economico, e un altro più funzionale al nostro
presente, di attenzione alla necessità del carattere "artigianale",
empirico e ogni volta diversamente declinato, del progetto urbano.
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